Del freddo, delle case e altre storie israeliane.
In questi ultimi giorni ha fatto particolarmente freddo in Israele. Si capisce facilmente che questa nazione non è preparata ad affrontare un clima rigido e sono bastati 40 cm di neve nell’entroterra per creare una situazione di paralisi generale: strade chiuse (era impossibile raggiungere Gerusalemme), treni fermi, gente bloccata che non sapeva come rientrare a casa, famiglie senza corrente, per un pò hanno chiuso anche l’aeroporto internazionale di Ben Gurion a Tel Aviv.
Ho sofferto il freddo anche io. Non ero preparata ad un abbassamento delle temperature così repentino: 10 giorni fa ero stata a Gerusalemme solo con una maglia di cotone ed adesso servirebbe una giacca termica.
A proposito di Gerusalemme, avete presente quella sparuta vegetazione che c’è in alcuni punti del muro del pianto? L’altro giorno ho guardato bene ed ho avuto la chiara impressione che si tratti di piante di capperi. Non so se qualcuno altro l’ha notato e può confermare.
Tornando all’argomento del freddo, ho capito che l’ho sofferto così tanto perchè le case non sono progettate per un clima rigido. La prima cosa da dire è che non ci sono termosifoni. Fino ad ora non ne ho mai visto uno! In compenso ogni camera ha il suo split che funziona come aria condizionata per la maggior parte dell’anno e come riscaldamento solo nei pochi casi eccezionali.
Quindi il riscaldamento funziona a corrente, immaginate come saranno state quelle famiglie che erano senza elettricità!
Nonostante la presenza di sole quasi constante durante tutto l’anno, non ho visto molti pannelli fotovoltaici installati sui tetti delle abitazioni. Mentre molto diffusi sono i pannelli solari per l’acqua calda: spiccano dai tetti piani con i loro boiler d’acqua disposti in verticale.
Altra cosa che colpisce delle abitazioni locali è l’uso dei trissim. Non so bene come tradurre questo termine. Sono tipo persiane con lamelle orientabili. In molti casi vengono usate per chiudere abusivamente gli spazi dei balconi. Queste persiane, che possono anche scorrere le une sulle altre, permettono di schermare gli edifici dal sole, ma consentono contemporaneamente la ventilazione. Ho visto moltissimi edifici del anni 30, che fanno parte dei sito Unesco, con i balconi chiusi in questo modo! Ma dello stato di conservazione degli edifici Unesco parliamo nel prossimo post!
Friburgo: un esempio di città sostenibile
Sono appena rientrata da una quattro giorni a Friburgo, una città di 230.000 abitanti nella parte sud-occidentale della Germania.
Avevo sentito parlare di Friburgo già nel 2005 durante un master di bioarchitettura, come esempio di città solare e all’avanguardia nella sostenibilità architettonica, ma non avevo avuto ancora il piacere di visitarla. In effetti è proprio così, ma andiamo con ordine.
La città ha avuto una grande spinta ambientalista già dagli anni 70 grazie alla prevalenza politica del partito dei verdi. Basti dire che tutto il Landes Baden-Wuettemberg (la Regione alla quale appartiene Friburgo) si era opposta alla creazione di centrali nucleari lungo il Reno ed ha proposto e sostenuto lo sviluppo di fonti energetiche alternative come il solare, le biomasse e la geotermia.
Quello che più colpisce visitando la città, è il concetto del traffico. Le persone si muovono prevalentemente in bicicletta e con i mezzi pubblici (con la metropolitana di superficie si può raggiungere tranquillamente ogni parte della città). Le macchine sono poche ed i nuovi quartieri sono progettati per minimizzare l’utilizzo dei mezzi propri.
Le biciclette si muovono su delle corsie larghe fino a 4 metri ( i tedeschi le chiamano “le autostrade delle biciclette” e i ciclisti raggiungono velocità sostenute) e ci sono dei parcheggi appositi solo per biciclette nelle vicinanze delle stazioni, in modo da consentire agli utenti di raggiungere la stazione in bicicletta e di proseguire con i mezzi pubblici e viceversa. Sia i parcheggi che le stazioni sono dotati di dispositivi atti a rendere più semplice lo spostamento in bicicletta (come apposite rampe ed ascensori).
.I tedeschi vanno in giro con qualsiasi tempo in bicicletta ed hanno escogitato sistemi per trasportare merci e persone!
La mobilità sostenibile è al centro della pianificazione dei nuovi quartieri. Se siete a Friburgo, non potete non visitare i nuovi insediamenti di Rieselfeld e di Vauban.
Per quanto riguarda Rieselfeld, l’impianto urbanistico è scaturito da un concorso di idee, vinto dal gruppo che aveva deciso di far correre la metropolitana leggera dal centro del quartiere. Tutti gli appartamenti non superano i quattro piani e sono gli stessi condomini che gestiscono gli spazi comuni.
Il quartiere di Vauban era un’area militare che è stata completamente riconvertita ad area residenziale. Gli edifici più importanti sono quelli progettati dall’arch. Rolf Disch, chiamati “la nave solare”. Si tratta di un edificio adibito a commerciale per i primi due piani ed i restanti a residenziale. I tetti a falda sono interamente coperti da pannelli solari.
Tutto l’edificio serve a schermare dal rumore, il piccolo insediamento che si trova alle sue spalle. Una serie di case a schiera di varie metrature. Il quartiere è completamente pedonale e le strade appartengono ai bimbi che le usano per giocarci e per disegnare.
Una cosa che mi ha colpito è stata la gestione della raccolta dei rifiuti. Ogni condominio ha una propria “casetta” con tutti i bidoni per la differenziata. L’indifferenziato viene raccolto e pesato in un piccolo tritarifiuti a cui hanno accesso tramite una scheda magnetica dotata di chip solo i condomini. L’obiettivo è chiaro: incentivare a fare la differenziata, facendo pagare i kg di spazzatura che non si riesce a riciclare.
Se questo breve post vi ha incuriosito e state pensando di fare un salto in Germania, vi consiglio di contattare l’associazione Innovation Accademy di Friburgo. Chiedete del direttore, l’ing. Hans Schwander, una persona gentilissima che vi organizzerà un percorso su misura.
Ecoesperti in missione: viaggio alla fiera CasaClima!
La Ecoesperti sta organizzando una trasferta in Trentino Alto Adige in occasione della 6° Fiera CasaClima, che si terrà a Bolzano dal 27 al 30 gennaio 2011.
Questa fiera ha da sempre riscosso grande successo fra gli operatori del settore, mostrando sempre molta attenzione nella scelta degli espositori e nell’organizzazione di tutta una serie di eventi collaterali come conferenze e sopralluoghi ad edifici realizzati.
La proposta che lanciamo oggi è quella di andare in fiera e di cogliere anche l’occasione per fare altre cose interessanti. Stiamo valutando l’opportunità di fare delle visite guidate ad edifici certificati CasaClima, fermarsi presso qualche ditte produttrice di materiali biocompatibili e magari fare anche una sosta a Roverto, al quartiere generale del GBC (Green Building Counsil) per fare qualche riflessione sui punti di convergenza fra il protocollo Itacca e il LEED.
Per quanto riguarda il programma, stavamo pensando di organizzare la partenza per venerdì 28gennaio con volo aereo (da Bari verso Verona o Treviso) fare una prima tappa a Rovereto, ripartire in autobus alla volta di Bolzano e trascorrere tutto il sabato il fiera e dedicare la domenica mattina a fare qualche visita guidata prima di ripartire.
Cosa ne pensate? Potrebbe piacervi l’idea? Se sì, compilate il form qui sotto con la vostra preiscrizione.
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Costruire quartieri sostenibili si può: l’esempio di Kopenhagen.
Per parlare di Kopenhagen vi vorrebbe più di un post. La capitale della Danimarca si è data degli obiettivi importanti da raggiungere: ridurre del 20% le emissioni di CO2 dal 2005 al 2015 e diventare entro il 2025 la prima capitale a bilancio neutro in tali emissioni.
Copenhagen propone una sostenibilità a larga scala, che parte dagli strumenti architettonici per i singoli edifici (ridurre la produzione di anidride carbonica, studiando forme innovative di eco-sostenibilità, ricercando corretto soleggiamento, utilizzando tecnologie passive e attingendo direttamente a fonti rinnovabili d’energia) per giungere alle strategie urbane.
Oggi vorremmo porre l’attenzione su un quartiere nato sostituendo insediamenti industriali ed attrezzature portuali dismesse: Nordhaven.
Si tratta di un intervento che ridisegnerà il profilo della città: Nordhaven è sistuato a nord della capitale ed è il risultato di un concorso di progettazione bandito nel 2008 a cui hanno partecipato più di 180 professionisti in cui si richiedeva la progettazione di uno spazio di 200 ettari per la redidenza di 40.000 abitanti e 40.000 dipendenti.
Ma di tutto questo parleremo nel prossimo post.
Stoccolma eletta capitale verde del 2010.
Stoccolma è stata eletta capitale verde del 2010, perchè ha diminuito le emissioni di anidride carbonica del 25% per abitante dal 1990 e ha come traguardo di essere totalmente indipendente da fonti di energia fossile entro il 2050.
Oggi mi volevo soffermare sull’ecoquartiere di Hammarby, che dista solo 20 minuti di autobus da Stoccolma.
Il progetto per il quartiere di Hammarby nasce come riqualificazione di un’area industriale ormai in disususo ai margini dalla capitale.
Il progetto si poneva degli obiettivi ambiziosi:
- la riduzione del 50% dell’impatto ambientale dei nuovi edifici rispetto alle costruzioni attuali;
- la riduzione al minimo del consumo totale di energia e al consumo di acqua pulita, per mezzo di sistemi fotovoltaici, pannelli solari, tetti verdi, impianti di riciclaggio dell’acqua;
- l’utilizzo di materiali edilizi rinnovabili e riciclabili, contenenti una quantità minima di sostanze nocive sia alla salute ambientale che pubblica;
- la bonifica del suolo di tutta l’area e il risanamento del lago;
- la riduzione dei trasporti.
Ad oggi possiamo dire che le previsioni sono state rispettate e Hammarby è un valido esempio di quartiere sostenibile.
Si tratta di un microcosmo in cui tutto è stato studiato per ridurre l’impatto ambientale e rendere il quartiere autosufficiente dal punto di vista energetico. Tecnologie per il trattamento delle acque ed energia elettrica, calore e biogas, prodotti da fonti rinnovabili e dal riuso dei rifiuti umidi, garantiscono il risparmio e il recupero di energia per altri usi compatibili.
Ma la vera particolarità di questo nuovo quartiere è rappresentata dal sistema di riciclaggio creato per convertire ogni rifiuto prodotto dagli abitanti in energia pulita pronta da utilizzare. Tutti gli scarichi domestici sono convogliati in enormi cisterne nel sottosuolo dove, attraverso opportuni trattamenti, i liquami formano biogas immediatamente riutilizzato nelle cucine dei medesimi edifici, mentre i residui solidi vengono successivamente prelevati e trasformati in concime. Metà degli appartamenti di Hammarby Sjöstad sono dotati di questo tipo di cucine a gas.
Anche i rifiuti, opportunamente separati, vengono raccolti in cisterne sotterranee svuotate da enormi aspiratori e avviati al riciclaggio (evitando così antiestetici cassonetti e minimizzando i costi della raccolta). I rifiuti non riciclabili sono invece trasportati nel locale inceneritore. La loro combustione produce calore sufficiente a coprire il 47% del riscaldamento domestico. Il restante 50% viene fornito dalla combustione di olio biologico (16%) e dall’energia idrica prodotta dalle acque di scarico (34%). L’energia elettrica proviene invece da pannelli solari posti sui tetti degli edifici, in grado di garantire l’illuminazione degli spazi comuni e metà del fabbisogno di acqua calda per uso domestico. Hammarby Sjöstad dispone insomma di un sistema di riciclaggio a circuito chiuso, in cui gli abitanti “contribuiscono” fino al 50 per cento dell’energia necessaria semplicemente producendo rifiuti, mente il restante 50 per cento deriva da altre fonti pulite: pannelli solari, centrali idriche e eoliche.
Gli edifici includono sistemi per la raccolta di acqua piovana oltre ad un sofisticato sistema di raccolta di rifiuti. Anche l’illuminazione pubblica è ad energia solare mentre i liquami prodotti dalle aziende agricole limitrofe viene trasformato per diventare gas e combustibile per fornelli, autobus e autovetture. I fanghi prodotti servono da fertilizzante per gli orti e la foresta da cui è stato preso il legname per riscaldare ulteriormente le case. Queste sono state realizzate orientandole in modo da massimizzare la luce naturale all’interno e attraverso i spazi pubblici esterni come i parchi e i sentieri. Il piano di sviluppo comprende una chiesa, 2 scuole, asili nido, un pronto intervento, una biblioteca, centro sportiva e piste da sci. E’ stato inaugurato da 4 anni e da allora si è dimostrato così popolare che i prezzi sono raddoppiati.
Inauguriamo oggi una nuova parte del portale: la sezione VIAGGI!
agosto 3, 2010 by anto
Filed under In evidenza, Viaggi
Ho sempre pensato che l’architettura non potesse essere solo quella vista su libri e riviste e che per capirne davvero l’essenza era necessario vedere dal vivo le cose. E’ una cosa che ho fatto fin dai tempi dell’università…ricordo ancora i viaggi in giro per l’Italia per studiare tutte le opere previste dal programma di storia di architettura 2!
Tutto questo per dire che non ci vogliamo limitare a parlare di architettura sostenibile, ma vogliamo anche proporvi delle mete per vedere degli esempi concreti. E quale miglior periodo della pausa estiva per partire per un bel viaggio in cui unire architettura e relax?
Visto che siamo pugliesi e che la maggior parte delle visite di questo portale provengono da questa regione, abbiamo pensato di selezionare le destinazioni in base ai voli aerei che collegano la Puglia con le principali destinazioni europee. Per fortuna la Ryanair (la mia compagnia aerea preferita in assoluto!) ha attivato da qualche anno molti voli sia dall’areoporto di Bari che da quello di Brindisi.
La destinazione di cui vi vogliamo parlare oggi è VALENCIA. Un volo della Ryanair collega la città spagnola con il capoluogo pugliese tre volte a settimana con prezzi davvero interessanti (se si prenota con un pò di anticipo).
Valencia è la citta dell’architetto SANTIAGO CATATRAVA che con la ridisegnato parte della città nel progetto della Città della Scienza. Il letto del fiume che in passato attraversava la città (dopo l’ultima inondazione degli anni 60, il fiume è stato fatto deviare) ospita adesso tutta una serie di attività culturali e di servizio.
Ma non sono solo le opere di Calatrava ad aver attivato la nostra attenzione. Abbiamo scelto questa città per un interessante progetto urbanistico: il quartiere sostenibile di SOCIOPOLIS.
Sociopolis comprende quasi 3.000 abitazioni, di cui 650 destinate all’affitto: s’innesterà sul tracciato di antiche aziende agricole comprese nella campagna e, per fornire acqua agli abitanti del quartiere, sfrutterà i canali di irrigazione scavati dai Mori più di 800 anni fa.
Gli edifici residenziali, ideati da un consistente gruppo di architetti e studi internazionali, coordinati da Vicente Guallart, saranno affiancati da spazi per lo sport (campo da calcio, pista per atletica e pattinaggio) e per la socializzazione (centri dedicati ai giovani, laboratori artistici, asilo nido). Inoltre, gli stessi abitanti del quartiere potranno curare gli “orti urbani” ricavati parcellizzando il terreno agricolo compreso nell’area dell’insediamento.
http://www.youtube.com/watch?v=CwtHH5DGhVQ&feature=related
Il quartiere è attualmente in costruzione e dovrebbe essere terminato nel 2011. Si potrebbe pensare di organizzare un viaggetto per la prossima estate, no?